La prestigiosa rivista politico-scientifica Limes già qualche anno fa ci dedicò alcuni articoli interessanti e corretti (giugno 2018: “L’imprevedibile ascesa dei neoborbonici”). Sul numero di novembre un articolo significativo di Lucio Caracciolo (direttore, accademico e giornalista di fama internazionale) con un’intervista a Paolo Peluffo, consigliere della Corte dei Conti: “i Borbone ben avrebbero potuto essere il motore dell’unità d’Italia quando [con Carlo e Ferdinando IV] chiamarono a raccolta i maggiori intellettuali europei dando alla corte un respiro assai maggiore di quello piemontese. Ma il cammino dell’unità inizia con lo stato napoleonico e viene ripreso dai Savoia con Cavour diventando un progetto a trazione settentrionale. Da qui alcuni gravi errori del Risorgimento. La guerra d’occupazione nel Mezzogiorno e la sua sistematica penalizzazione, origine di una questione meridionale a oggi irrisolta”.
I sostenitori di queste tesi non sono neoborbonici ma queste tesi somigliano molto a quelle neoborboniche e dimostrano: A) che i neoborbonici in questi anni hanno lavorato bene; B) che, nonostante l’opposizione di pochi intellettuali “ufficiali” (e dei loro pochi e tristi seguaci), si tratta di tesi vere e ormai dilaganti.
Gennaro De Crescenzo