“Spesso le cronache tendono a concentrarsi sulle sue ombre, che non intendiamo ignorare, che vanno individuate e combattute. Ma Napoli non è solo questo. Napoli è soprattutto luce. Ed è proprio questa luce che vogliamo che stasera risplenda”. È esattamente la linea che ci accompagna da anni nelle nostre attività di ricerca e divulgazione con un obiettivo raggiunto in pieno se diamo un occhio agli ascolti e ai commenti di queste ore: l’orgoglio. Nella convinzione che si trasmetta alle prossime generazioni e, finalmente, alle future classi dirigenti. È la linea che da anni i media rifiutano quando si parla di Napoli e di Sud dando spazio solo e sempre alla negatività o al solito, pesantissimo e insopportabile “ma” (ricordiamo tutti le eterne Gomorre o la Napoli “camorra e invivibilità” di Augias a schiacciare la Napoli bella e grandiosa). E così, in un paio d’ore, vengono fuori le meraviglie di una capitale mondiale, dal Palazzo Reale al San Carlo, da Eduardo a Totò, dal Cristo velato al tesoro di San Gennaro, da quella lingua napoletana-greca (che avevamo il diritto di usare anche quando diventammo Romani) alla prima università laica al mondo, da quella religiosità “che unisce vivi e morti” al Mann, passando per le meraviglie dei presepi, per la canzone napoletana e per i Borbone quasi “in regia”, a dare a Napoli “l’impronta che vediamo oggi” e, forse per la prima volta in questi decenni, raccontati con le loro scelte politiche e culturali e i loro primati, senza aggettivi negativi e anche loro senza quei “ma” ai quali siamo abituati e contro i quali combattiamo evidentemente con successo se poi arriva “Stanotte a Napoli” il 25 dicembre in prima serata in Rai.
Grazie ad Alberto Angela. Un bel modo di chiudere un anno difficile e di aprirne un altro che dovrà essere più bello e più importante (anche per Napoli e per il Sud).
Gennaro De Crescenzo