Il museo della pasta a Gragnano? No, a Pontedassio in Liguria! “Gragnano battuta sul filo di lana” e così il Ministero della Cultura ha assegnato al piccolo comune in provincia di Imperia circa mezzo milione di euro. Qualche considerazione. 1) Tutto il rispetto per la Fondazione Agnesi e per i politici liguri che si sono battuti per difendere e valorizzare il loro territorio (a differenza di intere generazioni di politici campani e meridionali). 2) È l’ennesimo esempio di uno schema antico di oltre un secolo e mezzo: mentre premier, ministri o opinionisti vari si affannano a dichiarare che hanno fatto o stanno facendo di tutto per risolvere la questione meridionale, anche in un caso piccolo ma significativo come questo si penalizza il Sud (qualcuno lo dica agli idioto o ai complici di “tutta colpa del Sud”). 3) La tradizione della pasta è universalmente riconosciuta come una tradizione napoletana e campana e, dati e documenti archivistici alla mano, è una tradizione vera, dai primi pastifici sette-ottocenteschi con prodotti già esportati in tutto il mondo (da Rio de Janeiro a New York, come ci raccontò poeticamente la grande Maria Orsini nel suo “Francesca e Nunziata”), alle prime fabbriche “motorizzate” e le trafile di bronzo brevettate, dai premi alle mostre industriali alle canzoni, ai libri, ai quadri o alle foto antiche, agli imprenditori famosi fino ad oggi. In sintesi: danni e beffe, ancora una volta ai danni dei nostri territori, della nostra cultura e della nostra economia. Ed è questo uno dei motivi per i quali ci auguriamo che possa andare avanti il progetto “Accademia delle Eccellenze di Napoli e del Sud” (con, tra l’altro, la Stanza-Museo della Pasta) nel maestoso Albergo dei Poveri in attesa di una (vera) valorizzazione.
Gennaro De Crescenzo